Per noi napoletani la partita contro di “loro” non è mai una partita
di campionato qualsiasi, è LA partita! E’ il sud contro il nord. La classe operaia contro i
borghesi. E' la partita di chi culla un sogno e chi invece, fa delle vittorie un
proprio modo di essere. Si partiva da Napoli con i famosi "treni azzurri" sia dalla
Stazione Centrale di Piazza Garibaldi sia da Campi Flegrei. La partenza era programmata il
pomeriggio tardi o la notte, l’inizio delle partite era alle 14:30. E 30 anni fa
non c’erano frecce rosse o pendolini. A vista d’occhio c’erano non meno di 20 treni. Il problema
consisteva nel fatto che la gente che saliva sul treno era circa 30.000 persone. Chiedevo a mio padre, in mezzo a quella marea azzurra, come
avremmo fatto a starci tutti. "Nun te preoccupà aropp 10 minuti che è partito, stamm
bbuono".
Mi fidavo ma allo stesso tempo avevo preoccupazione. Non ricordo mai di aver
visto tanta gente radunata, vociante, urlante, contenta, nello stesso posto e nello stesso momento. Forse solo alla
vittoria del Mundial 1982..ma quello era un mondiale!!
Stazione Centrale. Si parte. Tifosi che salutano tutti con le
loro bandiere e con le sciarpe chiunque passasse. Dovevamo chiamarli, farci sentire, farci
vedere. Papà: "tra 5 minuti c’assettamm meglio". Si perchè nei treni, oltre alle poltrone, la gente stava in
piedi. In fila per tre nel corridoio, nei
bagni, negli interspazi tra vagoni, sopra i poggia bagagli. Otto minuti di viaggio: stazione di Napoli-Campi Flegrei, ultima
fermata prima di arrivare a Torino. Papà: "affacciat e vir". C'erano tutti quelli che stavano "appesi" negli altri treni, degni dei migliori
film in cui i nostri avi partivano per l’America. L’importante era far vedere che si andava a Torino, che si era
partecipi, si era in prima fila. Il viaggio andò liscio. Non c’erano tablet e cellulari, si
parlava con chiunque, anche se era un perfetto sconosciuto. Arrivati a Torino ci
dirigemmo verso il vecchio Comunale, alle 12:00, lo stadio era pieno. Tranne la
loro curva. La nostra curva si colorò d'azzurro. C'era solo l'azzurro, nessun altro colore. Ore 14:25 scendono in campo le due squadre.
Questo il Napoli:
Garella, Bruscolotti, Ferrara, Bagni, Ferrario, Renica, Sola, De Napoli, Giordano, Maradona, Romano. Allenatore Bianchi. Ore 14:30 inizia la PARTITA!
Le due squadre si studiano ma sono loro a comandare il
gioco. In curva si canta, ma si canta con la voce strozzata. La
paura di perdere è tanta ed ogni volta che vengono avanti
è un sussulto. Guardo il mio vicino in cerca di conforto: "noo ma c’ hann
fa, nun cè fann paura" (non ci possono fare nulla, non abbiamo paura di
loro) intanto suda.
Diego fa una magia dopo un calcio di punizione, la barriera
respinge il suo tiro, ma con una mezza rovesciata a volo tira nuovamente con potenza. Tacconi
è attento. L’impressione è che ai bianconeri quel ritmo è congeniale. Il primo tempo finsce 0-0. Guardo lo stadio, più lo guardo
più mi accorgo che c’è qualcosa che non mi torna…a parte la loro curva. Nella ripresa, dopo dopo 5 minuti di gioco, Laudrup
infila Garella: 1-0 per loro. Vi giuro, solo 20 secondi di sconforto. Al gol
bianconero capiamo che il Napoli porta a casa la vittoria. Iniziamo a cantare con tutte le forze, da quel momento in
poi c'è una sola squadra in campo: il Napoli!!
L’impressione è che se i bianconeri non avessero segnato, il
Napoli se ne sarebbe stato per i fatti suoi. Il pareggio a Torino può andare
bene. Ottavio Bianchi, silenzioso mister azzurro, toglie Sola, difensore, mette Andrea Carnevale. Li chiudiamo nella loro area. La voglia di gol nostra e dei giocatori è la stessa, siamo un’unica cosa.
Il pareggio arriva da chi potevamo aspettarcelo di meno: Moreno
Ferrario. La sua fama è più di autore di autogol. La palla rimbalza in area tra
non meno di 10 giocatori, nessuna la prende. Arriva lui, con il tiro più brutto di
sempre e la mette dentro! Ricordate che c’era qualcosa che non quadrava? Al
gol, oltre la gioia della nostra curva, si alzano dal settore distinti, tanti
tifosi napoletani che fino a quel momento non avevo visto. Ma il pareggio non è che l'inizio. Il Napoli continua a spingere, correre, lottare. Bagni, De Napoli e Romano s'impadroniscono di ogni palla che passa nelle loro zone di competenza. La nostra curva zittisce uno stadio intero. Sembra passata un’eternità dal pareggio ma è solo un solo
minuto e mezzo. Da calcio d’angolo, proprio sotto la nostra curva, Diego la mette in mezzo per Renica che prolunga la traiettoria per Giordano che con un tiro al volo buca la porta di Tacconi: 1-2 per il Napoli. Non ricordo quanti minuti ho urlato senza mai
fermarmi "Gooool". Non ricordo chi abbracciavo, dove
stavo. So solo che di fronte a me si stava concretizzando la soddisfazione più grande.
Dal settore distinti che vi raccontavo prima, sparuti
tifosi azzurri visti al primo gol, adesso si fanno notare per tre/quarti del settore. In
piedi ad urlare. E non è finita
qua. Bianchi sostituisce Ciccio Romano per Volpecina, forse già
sapeva.. Con il più impietoso dei contropiedi, Carnevale lancia
Volpecina che con il sinistro insacca: 1-3 a Torino contro la Juventus!!! In quel preciso momento ho capito che non era più il Comunale di Torino ma di Napoli. Il settore distinti è completamente azzurro, in tribuna tutti ad applaudire e gioire insieme a noi. Nella nostra curva c’è il delirio totale. Dietro la porta
bianconera, nel campo, ci sono non meno di 30 persone impazzite di gioia.
Era novembre, mancava tanto alla fine del campionato. Ma a
Torino ci fu la certezza, che lo scudetto, era alla nostra portata. O’ surdate nnammurato echeggiava in tutta Torino. Sono sicuro
al 100%, che l’abbiamo sentita cantare anche a “loro”. Lascio a voi l’immaginazione del viaggio di ritorno...
di Francesco Ricciuto