giovedì 21 maggio 2015

Juve-Napoli una sfida che vale oltre la vittoria

Sabato 23 maggio Juve - Napoli, a Torino, spartiacque decisivo per il cammino dei partenopei. Per gli azzurri l'importante è non perdere, per poi tifare Roma nel derby contro la Lazio, così da avere, nell'ultima giornata di campionato, l'occasione al San Paolo per superare gli uomini di Pioli e aggiudicarsi il terzo posto.
La sfida contro i bianconeri dai tempi dei tempi per i napoletani è qualcosa di più di una semplice partita, va al di là dei tre punti o della conquista di qualche trofeo ai danni della squadra cara alla famiglia Agnelli. Si è sempre cercato nella sfida calcistica, da parte dei tifosi azzurri, la rivalsa non solo sportiva ma anche sociale. Soprattutto per gli emigranti del sud che lavorano a Torino, Fiat ed altre imprese, per una sera, per una volta poter essere superiori ai "nordici" avversari, questione d'orgoglio. 
Se solo riflettiamo sulle vittorie importanti del Napoli, giungono quasi tutte battendo i bianconeri in finale o lungo il cammino verso il successo. 1986, il primo scudetto napoletano passa da Torino con quel capolavoro fatto da Maradona e soci, 3-1 esterno con gol di Giordano, Ferrario e Volpecina. Comunale di Torino gremito..da 20.000 napoletani. Gli uomini di Ottavio Bianchi prendono consapevolezza della propria forza e conducono una cavalcata trionfale. Classifica finale: Napoli punti 42 Juventus 39.
Anno 1988/89 vittoria del Napoli in Coppa UEFA, finale con lo Stoccarda prima un quarto di finale proprio contro i bianconeri. Andata a Torino, la Juventus vince 2- 0, segnano Bruno al 13', poi un'autorete di Corradini. Risultato pesante da ribaltare per gli azzurri al ritorno. Avendo Maradona in squadra la speranza è l'ultima a morire. Nei 90' di gioco gli azzurri pareggiarono i conti con gol di Maradona al 10' (numero magico) e Carnevale al 45' del primo tempo. Il Napoli la spunta all'ultimo minuto di gioco del secondo tempo supplementare (119') con un colpo di testa di Renica.
Un altro trofeo vinto dal Napoli a discapito dei bianconeri è la Supercoppa Italiana del 1990/1991 giocata a Napoli, 5-1 per gli azzurri, doppiette di Andrea Silenzi, Careca e Massimo Crippa. La Juve allenata da Maifredi è in balia del Napoli ed il risultato assume proporzioni importanti. Coppa Italia 2011-12, finale Napoli-Juve 2-0, Cavani su rigore al 65' e Marek Hamsik all'84'. Gli azzurri mettono fine alla cavalcata vincente di quella Juve tricolore imbattuta fino alla finale. Ultimo successo azzurro, sempre contro gli odiati nemici, l'anno scorso nella 27° edizione della Supercoppa Italiana a Doha, risultato 6-5 per il Napoli dopo i calci di rigore, con Rafael, portiere azzurro, protagonista.
In campionato, invece, i risultati parlano a favore della Juve, nella lunga storia delle due squadre la superiorità bianconera è evidente. A Torino le squadre vengono da 69 incroci: 42 vittorie della Juve, 20 pareggi e 7 vittorie del Napoli. Una curiosità: da quando "vive" lo Juventus Stadium il Napoli conosce solo la sconfitta, ultima gara, 2013/14, 3-0 per i bianconeri. Sempre a Torino, il tabellino dei gol parla sempre in favore degli uomini di Allegri: 122 gol realizzati contro i 64 del Napoli.
Sabato è l'occasione per interrompere questa lunga striscia negativa del Napoli in casa bianconera, si affrontano i migliori attacchi della serie A, una vittoria contro la Juventus può cambiare la stagione del Napoli ed aprire nuovi scenari per la conquista del terzo posto in campionato. 
Francesco Ricciuto 

martedì 19 maggio 2015

Il Napoli batte il Cesena e rimane a tre punti dalla Lazio

Primo obiettivo raggiunto: rimanere a tre punti dal terzo posto. Con la vittoria sul Cesena le possibilità di acciuffare l'Europa che conta ci sono, sperando che gli uomini di Benitez capiscano l'importanza delle ultime due gare e diano il meglio di sè. Ieri sera contro il Cesena, già retrocesso, Mister Pecchia (Benitez squalificato) schiera Gabbiadini unica punta centrale, panchina per HIguain, dietro Mertens, Callejon e Hamsik, a centrocampo fiducia rinnovata per Jorginho e Lopez, in difesa si rivede Koulibaly con Ghoulam, Albiol e Mesto e in porta Andujar. Abbiamo offerto una gara opaca, sotto tono, fatta di improvvisi lampi di gioco e di tanti momenti noiosi dove si vedeva il pallone girare sempre tra gli stessi piedi senza mai affondare il colpo,:l'impressione era come se gli azzurri fossero già in vantaggio di tre gol ad inizio partita! Si è giocato ad un ritmo lento, modalità allenamento "tanto di là c'è il Cesena" Quindici minuti senza nessun tiro in porta per il Napoli, il Cesena di Di Carlo rintanato in area a difendersi, senza affanno, aspettava solo l'occasione giusta per creare problemi al Napoli e così accade. Al 16' minuto prima Carbonero con un colpo di testa e poi Tabanelli ,che serve un assist a Defrel il quale ha tutto il tempo per mirare l'angolo più lontano di Andujar e batterlo. Inutile dire che la difesa del Napoli in tutto questo è rimasta sempre a guardare. Con il Cesena in vantaggio il Napoli si scuote, tre minuti dopo su tiro di Callejon mal respinto da Volta, irrompe Mertens mettendo la palla in rete. Sempre Mertens, un minuto dopo, serve al centro per Gabbiadini che insacca senza problemi. Il Napoli deve prima farsi male per reagire, è un modo di gioco che ci ha accompagnato per quasi tutto il campionato e la dimostrazione dei due gol in meno di tre minuti dice tutto. Gli uomini di Benitez avrebbero dovuto avere l'esperienza di chiudere la partita subito, dopo i tanti punti persi per strada, approfittando del momento di grazia e aumentare il proprio bottino. No! Al Napoli piace farci soffrire,infatti l'atteggiamento degli undici azzurri in campo ritorna ai minuti iniziali, giro palla, aspettando che Mertens inventi qualcosa. Il belga ieri sera ha offerto una grande prestazione, gli azzurri davano l'impressione che pensassero "noi siamo il Napoli segniamo quando vogliamo". Così non è, infatti il Cesena sempre con Defrel ci punisce al 47', con la difesa azzurra mal posizionata. Tormentone di tutto un campionato, gli stessi errori si commettevano un anno fa, anche in questo non è cambiato nulla. Ad Inizio ripresa i tifosi azzurri iniziano a far capire che non gradiscono  questo spettacolo,in Curva B appare uno striscione che annuncia il mancato sostegno visto lo scarso rendimento della squadra: i tifosi sono ancora amareggiati dall'eliminazione dalla finale di Europa League. Dagli altri settori non sono da meno e il malumore per la brutta prestazione si avverte. Il Napoli inizia a schiacciare il Cesena nella propria metà campo, inizia a creare più difficoltà ai romagnoli. C'è un solo protagonista in campo è Dries Mertens, un diavoletto il belga che, con l'aiuto di Hamsik, riesce in uno scambio strettissimo in area, segnando il 3-2. Sembra fatta, ti aspetti la goleada invece dobbiamo stare attenti che il Cesena non pareggi subito con una gran rovesciata di Brienza. Esce Gabbiadini per Higuain , applausi per Manolo e fischi all'entrata in campo per il Pipita. Si può capire la delusione di non andare a Varsavia, si può capire che l'argentino nel doppio confronto con gli ucraini sia stato sfortunato e impreciso, ma fischiarlo non esiste, nè in cielo e nè in terra. Come applaudire i gol del Cesena, scusate ma sono sempre quelli che nel loro stadio invocavano il Vesuvio? E Pipita li zittì segnando. Mai e poi mai si dovrebbe applaudire gente che infanga il nome di Napoli e meno che mai fischiare un giocatore del Napoli che fino a questo momento la carretta la davanti l'ha tirata da solo. Meglio il silenzio. Finisce la partita, il Napoli rimane a tre punti dalla Lazio e adesso si deve solo aspettare di sapere quando giocheremo con la Juve,poichè ieri sera De Laurentiis ha fatto richiesta alla Lega di giocare lo stesso giorno e allo stesso orario del derby capitolino: lunedì ore 18:00. A dire il vero, dovrebbe essere la stessa Lega a garantire la regolarità del campionato, facendo disputare tutte le partite allo stesso giorno e allo stesso orario, in modo che nessuno tragga vantaggio nel sapere gli altri cosa hanno fatto, ma pretendiamo troppo. Parliamo di Lega e parliamo di Lotito.
Francesco Ricciuto

venerdì 15 maggio 2015

Benitez è ora di cambiare o squadra o modulo

Potevamo, dovevamo, facevamo, voce del verbo Imperfetto. Imperfetta come l'intera semifinale con il Dnipro. Imperfette come tutte le partite disputate con squadre inferiori tecnicamente al Napoli di Benitez. Chievo, Dnipro, Palermo, Parma, Empoli, Torino, Atletic Bilbao, tutte squadre che hanno fermato e stoppato i sogni di noi tifosi e degli azzurri in campo. Contro le italiane i risultati negativi ci hanno allontanato dal secondo posto e rimangano solo quattro partite per raggiungere la seconda posizione ma ora non dipende solo da noi: dobbiamo sperare che le due romane facciano ulteriori passi falsi e di  non fallire l'aggancio. In Europa, nei preliminari Champions il Bilbao, al San Paolo si è messo dietro la linea della palla e alla prima occasione ci ha castigati; in casa loro con il Napoli tutto offensivo è andato a nozze con i contropiedi. Così come con gli ucraini: due partite uguali andata e ritorno, loro in area  ben organizzati e noi che non riuscivamo a sfondare. I loro due gol viziati da fuorigioco e falli? Si è vero. Ma chi doveva mettere palla dentro nelle due partite è venuto meno: nella prima partita il portiere Boiko ha parato tutto, nella seconda Higuain, a parte la prima azione,si è smarrito. L'allenatore del Dnipro aveva detto che sapeva come fermarci e ci è riuscito in pieno. Sapeva che andavamo sulle fasce da Insigne prima e Mertens dopo, gli ha raddoppiato e triplicato la marcatura. Sapeva che amiamo giocare in spazi stretti ed in orizzontale con triangoli e azioni veloci, ha messo un centrocampista e un difensore in più e l'unico attaccante che aveva sul fronte avanzato ripiegava sempre dando una mano a tutti. Morale della favola: siamo fuori dalla finale di Varvasia, non accediamo direttamente alla zona Champions e addio a futuri 61 milioni di euro messi in palio dalla UEFA. Forse entreremo in Champions League tramite il nostro campionato, agguantando il secondo posto, non è dato sapere se non aspettando. La banda Benitez non ha più scuse tipo giocare ogni tre giorni, anzi possono fare quello che gli riesce bene: riposarsi, tre, quattro e perchè no cinque giorni. Tutto questo forse, e sottolineo forse, si poteva evitare se Benitez avesse una sola volta cambiato il suo modo di giocare. Con le grandi squadre lui va a nozze, giocano e lasciano giocare, c'è ampia libertà sulle fasce, ci sono spazi liberi dove poter gestire la palla e sopratutto contro le big non c'è bisogno di chiedere motivazioni super per affrontarle. Contro le piccole vengono fuori tutte le pecche del mister spagnolo. Una volta bloccata la sua fonte di gioco si ferma il Napoli e non ha mai provato a cambiare schema, sempre lo stesso, andando a cozzare contro il muro dei difensori o, come è capitato, sbattere contro tutti gli undici giocatori avversari che difendono con le unghie la propria porta. Lo scenario è sempre quello: Higuain che si innervosisce, Insigne che non riesce a saltare l'uomo, Callejon che è l'antitesi del giocatore ammirato l'anno scorso, Mertens che crea tanto ma non trova nessuno, salvo poi decidere per una soluzione personale, Hamsik che non sa più cosa fare anche perchè il più delle volte parte dalla panchina o non si alza nemmeno dalla stessa. Non è questo il Napoli che vogliamo, non c'è stata una sola partita in cui abbiamo persoo pareggiato in cui si è potuto dire: "erano piu forti, tanto di cappello". Sempre scuse, sempre alibi, c'e stato sempre un se e un ma di troppo. Non interessa più chi sarà il prossimo allenatore, Benitez da signore quale è invece di fare il misterioso, chiamasse De Laurentiis:" Presidente rimango altri due anni, voglio e pretendo questa squadra, vinco e me ne vado". E' più facile venire a conoscenza del terzo segreto di Fatima che sapere se lo spagnolo rimanga o meno. Lo stesso discorso va fatto anche ai giocatori o pseudo tali: chi rimane deve dare il sangue in campo, chi viene sa che per quella maglia azzurra si va oltre l'ostacolo. Chi sposa il Napoli deve avere la passione di noi tifosi, in particolar modo di quei 300 fedelissimi presenti ieri sera a Kiev, delusi, amareggiati e per di più attaccati dagli ultrà ucraini. 
Francesco Ricciuto

lunedì 11 maggio 2015

Gli alibi la virtù dei deboli

Giovedì scorso Aurelio De Laurentiis ha pubblicamente accusato Platini, per la mediocre designazione arbitrale contro il Dnipro e per "organizzare" l'Europa League in modo che venga incanalata in un certo modo a sfavore del Napoli. Tutti noi abbiamo visto ciò che è successo e abbiamo appoggiato in toto la protesta del numero uno azzurro. Ieri al termine di una sciagurata partita a Parma, già retrocesso, rissa verbale tra Higuain e Mirante. Il portiere parmense, napoletano di Castellammare di Stabia, accusava l'attaccante argentino di avergli detto, mentre si salutavano a fine partita, " Cosa vuoi? Siete già retrocessi". Da questo momento in poi non si è capito più nulla.  SkySport, onnipresente come non mai (anche nel supportare il non fallimento del Parma), ha riportato  che, alcuni giocatori gialloblù in fase di gioco, avrebbero udito i calciatori del Napoli chiedere  di lasciare l'intera posta in palio a loro favore. Quello che è successo tra Mirante e Higuain lo si è visto e ascoltato tramite l'inviato a bordo campo; quello che hanno detto i tesserati del Parma, non è dato sapere se sia vero. Una cosa è certa: dopo un'ora sono arrivate le scuse ufficiale del calcio Napoli. Quindi qualche fondo di verità esiste.E anche in questo caso il Napoli non ha agito bene, se si attua il silenzio stampa lo si fà fino in fondo, se invece vuoi difenderti davanti alle tv, ai microfoni mandi qualcuno in persona a spiegare ciò che è successo. Poi bisogna avere anche la pazienza di ascoltare Palladino:" in Europa non tiferò Napoli";anche lui napoletano di Mugnano. I tesserati parmensi dimenticano che se si trovano in questa situazione societaria, non tutto è filato liscio con le casse della società, non facciano i moralisti. A tutto c'è un limite e il labile confine che c'è tra la pazienza e la realtà dei fatti si è ristretto notevolmente. Si fa la battaglia al massimo organo federale del calcio europeo e poi siamo noi che cadiamo in queste azioni alquanto squallide e vergognose? Ascoltare Donadoni (avvelenato ancora dall'esonero con gli azzurri) non è stato piacevole, vedere l'ennesima gara buttata via con l'ennesimo avversario scadente e per di più già retrocesso fa male, anzi malissimo. Il furore finale nella bagarre post partita lo si doveva utilizzare nei novanta minuti di gioco. La concentrazione, i dettagli, l'approccio ancora una volta assenti nella testa e nelle gambe degli azzurri. E' pur vero che la testa sta già a Kiev per giovedì prossimo ma è anche vero che abbiamo buttato via nel modo peggiore un'altra occasione: un primo tempo brutto, gambe molli, giusto turnover in vista dell'impegno europeo; chi ha sostituito i titolari li ha fatti rimpiangere e non poco. Poi quando il terreno inizia a bruciare sotto i piedi ecco che il mister spagnolo mette in campo chi potrebbe risolvere la gara. Higuain e  Callejon, ma non ha fatto i conti con l'ennesimo portiere che contro il Napoli si erige paladino dei deboli: Mirante. Non meno di quattro interventi decisivi, parate impressionanti che hanno tolto la gioia del gol già fatto. Ha preso tutto quello che passava nella sua area, poteva giocare anche da solo, nessuno gli segnava. Il suo collega azzurro ieri, invece è incappato in una giornata nera: a vuoto sul primo gol, rimane incastrato in mezzo ad una selva di giocatori cercando di scansare il suo compagno Henrique che gli stava tra i piedi, mal posizionato sul secondo gol parmense. Non è stato lui a decidere la brutta gara, ma ha dato una grande mano a peggiorare la situazione; ci può pure stare perchè fino a questo momento, ha sempre dato sicurezza al reparto. La rabbia aumenta pensando anche alle sconfitte di chi ci precede in classifica, Roma e Lazio. Potevamo stare ad un solo punto dal terzo posto e a due dal secondo, nulla da fare, ancora qui a recriminare per quello che poteva essere e non è stato. Così come è successo per tutto il campionato. Le cause di questo atteggiamento è al vaglio di cervellotiche conclusione, quando si pensa che sia dovuto allo scarso attaccamento o alla scarsa attenzione o altro, succede sempre che il Napoli perda o pareggi per un'altra misteriosa circostanza. Il popolo del tifo azzurro è arrivato o sta per arrivare a non avere più pazienza, a non sopportare più i continui saliscendi della squadra: ci sta a perdere contro chi si dimostra più forte, ma almeno contro chi è inferiore tecnicamente (sulla carta) ci dovrebbe essere un solo obiettivo:vincere. Quello che più distrugge mentalmente i tifosi è che nonostante il Napoli non vinca, le altre concorrenti alla zona Champions fanno peggio: " Se Sparta piange Atene non ride". Chiarezza, unità d'intenti, programmazione..stiamo ancora in alto mare, Benitez non ha ancora deciso che fare l'anno prossimo, De Laurentiis nicchia e stiamo a maggio, quand'è che diamo un'impronta su cosa faremo, chi lo farà e con chi si farà la prossima stagione? 
Francesco Ricciuto 

venerdì 8 maggio 2015

Napoli-Dnipro 1-1 pareggio regalato dalla terna arbitrale

Ci sono state partite in cui il Napoli ha pareggiato e perso offrendo brutte prestazioni e ci stanno partite come quelle di ieri sera contro gli ucraini, in cui la vittoria ci è stata negata da un vistoso errore arbitrale. Un fuorigioco visibile da qualunque parte del campo di gioco. Non un solo giocatore ma due al di là della linea dei difensori, quello più vicino al pallone era avanti di almeno 1,5 metri, il secondo di mezzo metro. Come si fa a non accorgersene? Se vogliamo mettere il dito nella piaga, c'era anche l'arbitro addizionale che aveva tutta la visuale libera per poter aiutare i suoi colleghi a decidere su quanto accaduto. Il presidente De Laurentiis in conferenza stampa non le ha mandate a dire, era inbufalito come non mai, per primo attacca Platini, organo responsabile dell'Europa League, colpevole secondo, lui, di mandare in giro arbitri non all'altezza di una partita importante: "Caro Platini hai deciso di organizzare anche l'Europa League a favore del Siviglia dopo che hai organizzato la Champions con le altre spagnole? Se non entro nell'Europa League mi può far male ad una tasca ma l'altra compensa. Vi diamo fastidio? Vi da fastidio che il Napoli vinca? Tutto questo per ramazzare voti per le prossime elezioni. Se Platini vuole governare:< Welcome>, se no che figura ci fai? Ciao Platini sogni d'oro (fonte SkySport24)". Di Sicuro arriveranno sanzioni per il numero uno azzurro ma era giusto che il Napoli alzasse la voce e mettesse in chiaro il proprio disappunto. Torniamo alla partita: pensavamo che dopo il catenaccio umano attuato dal Milan domenica sera al San Paolo, non avremmo più visto l'anticalcio. Sbagliato! Ieri sera abbiamo visto anche peggio: gli ucraini erano arroccati nella propria area e non c'era spazio nemmeno per un respiro; in porta c'era Boyko, anzi c'erano due, tre Boyko prendeva tutto! Higuain, Insigne e Hamsik hanno provato in tutti i modi di segnare ma nulla. Un diavolo in porta e andando a spulciare le altre partite degli ucraini il voto del portiere non è inferiore a 7 e si capisce come mai il Dnipro sia arrivato a giocare la semifinale. Pratica l'anticalcio e sarà anche redditizio ma, nel 2015 dove tutto si evolve, loro giocano un football anni '50. Basti pensare che il Napoli ha battuto 14 calci d'angolo contro 1, ha tirato in porta 9 volte e di queste 9 volte, 6 a botta sicura ma c'era la saracinesca umana in porta. La spuntata solo David Lopez su un colpo di testa dopo una serie di blocchi degli attaccanti azzurri. Nell'unica azione fatta dagli ucraini hanno segnato, a parte l'errore arbitrale c'è stato anche un leggero ritardo di Ghoulam  nel chiudere lo spazio all'ala ucraina, l'algerino era troppo accentrato.Non è finito niente, niente è compromesso,anche se in casa loro sarà ancora più difficile: se a Napoli si sono chiusi sullo 0-0 figuriamoci con il vantaggio del gol fatto. Speriamo in una maggiore precisione di Higuain e soci, realizzando subito un gol faremo  in modo di farli scoprire, poi vediamo chi sa giocare a calcio e chi merita di andare in finale. Al Napoli di ieri sera non si può fare nessuna accusa, hanno giocato e provato per 96' a segnare, ci hanno sempre provato. Forse Benitez ha tardato nel far entrare Gabbiadini. Manolo permette a Higuain di avere piu spazi in attacco cosa che non è riuscita a Callejon. La voglia di vincere era tanta ed è da questa che dobbiamo ripartire giovedì prossimo in Ucraina. Se esiste un Dio nel calcio dovrà dare giustizia per ieri sera,se è pur vero che un Dio del calcio giocava con la maglia azzurra e quella Coppa Uefa l'abbiamo vinta, 26 anni fa in una notte tedesca.
Francesco Ricciuto

venerdì 1 maggio 2015

Brutta sconfitta ad Empoli


Come i gamberi: un passo avanti e tre indietro. Nessuno di noi si aspettava una così brutta prestazione degli azzurri, non vorrei esagerare penso che sia la partita più brutta e sfortunata del Napoli. Erano vent'anni che in una partita di calcio non capitavano due autogol: quello di Britos, il più evidente, respinta di Andujar con palla che becca in pieno il viso del difensore, mandandola dentro; Albiol non è da meno. Le due sfortunate situazioni sono state la cornice di una partita scialba e molle degli uomini di Benitez, sembra essere ritornati a due mesi fa dove tutto non girava, dove gli azzurri erano l'ombra di se stessi. Nelle ultime quattro partite ci avevano deliziato con il calcio che a noi piace: 6 gol ai tedeschi del Wolfsburg, 4 alla Sampdoria, 3 alla Fiorentina, 3 al Cagliari, 16 gol fatti e 4 subiti! Ieri eravamo in balia di 11 ragazzi per lo più sconosciuti, ma che fanno della corsa e agonismo la loro forza per sopperire alla carenza di tecnica. Benitez non ha ancora memorizzato che, in Europa il suo gioco va alla grande, troverà sempre sul suo cammino squadre che giocano e lasciano giocare, quindi in queste situazioni il Napoli è a proprio agio. In Italia è un pò diverso: troverà sempre, o quasi sempre, avversari che stanno dietro la linea della palla (rintanati in difesa), squadre corte tra i reparti che non danno la possibilità di fare più di due o tre passaggi e pronte a ripartire in contropiede, se ci mettiamo pure la cattiva sorte come gli autogol, diventa tutto più complicato e difficile. Il rammarico più grande è quello che la Lazio e la Roma si sono di nuovo allontanate, non dimentichiamo che i laziali devono venire al San Paolo. C'e, o c'era, un vecchio detto: "squadra che vince non si cambia".Benitez lo ha cancellato da tanto tempo dal suo DNA, posso comprendere il suo ragionamento: utilizzando il turnover avrà sempre uomini freschi per le tante partite da affrontare ( ogni 3 giorni) ma, visto che in questo momento ogni gara è un match point, in campo scendono i migliori. E' stato evidenziato  prima delle ultime vittorie: gli 11 in campo erano quasi sempre gli stessi e, una volta acquisito il risultato, ha effettuato i cambi facendo riposare i big. Scusate, ma ditemi voi : Lorenzo Insigne che è stato fermo 7 mesi, cosa deve riposare? E' carico come una molla, super allenato , se le partite durassero 150 minuti sarebbe l'unico a resistere; Koulibaly è quasi un mese che non  giocava e ieri si è visto che aveva perso il ritmo partita,e il ragazzo non è scarso, tutt'altro. Non vorrei cadere nella trappola dei discorsi frivoli ed inutili, ieri sera è stata una parentesi sfortunata..peccato che è capitato altre volte (Palermo, Chievo, Milan, Verona, Torino, Empoli and/rit) e come diceva Totò è la somma che fa il totale. Penso che il Presidente e Benitez devono mettere fine anche a questa lunga, noiosa e snervante attesa sul da farsi per l'anno prossimo; De Laurentiis vuole un Napoli europeo: business plan, stadio nuovo, centro per le giovanili solo che per adesso sono solo chiacchere. Benitez per restare ha dichiarato che vuole le stesse cose..mettiamoci d'accordo chi vuole agire e non lo fa? In privato mettessero nero su bianco, senza proclami pubblici che mi danno tanto l'idea di scarica barile, trovassero un accordo per un Napoli veramente forte in tutti i campi, se no amici come prima; noi per la nostra strada Benitez per la sua. Più fatti e meno parole.
Francesco Ricciuto 

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