Sembra di essere ritornati all’era
delle Crociate Cristiane in Terra Santa quando si uccideva in nome di
Cristo, si rubava in nome di Cristo, quando Cristo diffondeva e continua a diffondere
parole e Verbo di tutt’altro spessore. La mamma di Ciro aveva chiesto, davanti
alla bara del figlio, nessuna vendetta, di non creare
nessun odio nel nome di Ciro. Appunto. Sono parole. Parole che volano
al vento. Parole che non servono a far capire che una vita umana non
la si perde per una partita di calcio.
Ieri a Napoli, vico
Melofioccolo (centro storico), Federico Sartucci di 25 anni, aiuto cuoco è stato
accoltellato al gluteo. Colpevole di tifare Roma. L’aggressione, secondo i primi dati
raccolti sarebbe stata operata da un solo individuo. Dalle prime
testimonianze l’aggressore gli avrebbe rivolto l’invito di andare via
da Napoli. Prima vendetta collegabile a Ciro
Esposito? Speriamo di no. Si innescherebbe una spirale senza fine. La
tensione tra le due tifoserie è altissima. C’è stata una tregua al
funerale del tifoso azzurro, sono arrivati messaggi sia solidali che
non proprio incoraggianti da Roma che facevano sapere che erano
comunque dispiaciuti per Ciro ma stavano dalla parte del loro
fratello giallorosso Daniele De Santis.
Ascoltando, leggendo quanto sta
avvenendo, non penso che siamo nel 2014 ma indietro. Molto più indietro. Più
o meno all’età della pietra dove l’unica legge esistente era quella del più forte. Appresa la notizia, non si sono fatti
attendere messaggi dalla Capitale. Il più chiaro di
tutti è arrivato tramite il social network "Facebook": "E sia, chi và
per questi mari, sti pesci raccoglie, sento l’accento, lame ar
vento, odio Napoli". Personalmente non vedo come si possa
trovare un benché minimo accordo per mettere a tacere tutto. Un punto di congiunzione tra le due tifoserie. Si tratta di due pianeti
diversi, due modi di vivere completamente opposti. Uniti soltanto dall'odio e dalla violenza.
Il padre del ragazzo romano assicura
che il figlio da quando è diventato cuoco professionista non
frequenta più lo stadio. Da ben 10 anni. Cosa vera solo a metà però. La Digos di
Roma, infatti, nel 2012 ha denunciato il ragazzo e datogli il Daspo di quattro
anni per rissa aggravata. L’unica cosa che possiamo immaginare
che possa succedere in tempi brevi, alla faccia dell’idee degli
stadi nuovi e vivibili per l’intera giornata, è che per le due partite di campionato saranno come minimo vietate le trasferte alle due tifoserie ed in casi più estremi, per usare il pugno più
duro, a porte chiuse. La mamma di Ciro ha mandato un
messaggio "non fate violenza in nome di Ciro" è valso solo per il
giorno dei funerali? Valeva solo per quella circostanza?
di Francesco Ricciuto
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