"Buonasera
Napolitani"...Così si presentò Diego Armando
Maradona in un San Paolo gremito all’inverosimile. Mille
lire a biglietto, in meno di mezz’ora lo stadio si riempì. Settantamila persone che amavano già chi avrebbe cambiato la storia del Napoli. Non fu una trattativa semplice. Cinquanta giorni esatti durò il braccio di ferro tra il Barcellona, Antonio Juliano e Corrado Ferlaino. Quasi due mesi di riunioni tra Barcellona e
la sede del Napoli. Protagonista Juliano, l’ex sempre amato capitano
del ciuccio, mentre Ferlaino si spostava tra la sede del Banco di
Napoli e Palazzo San Giacomo per chiedere le garanzie da offrire al
club catalano. Tredici miliardi (di lire), cifra altissima a quei tempi
per un calciatore. Alla fine il Barça si convinse e con un
blitz di Ferlaino si riuscì a tesserare Diego. Si, perché la campagna
acquisti terminava a mezzanotte del 30 giugno, Ferlaino andò nelle
sedi del calciomercato, consegnò una busta vuota all’interno ma
fuori aveva scritto "Contratto di Diego Armando Maradona" mettendosi
d’accordo con il portiere che l’indomani mattina ritornava e
consegnava la reale busta con il contratto firmato da tutte le parti
in causa.
Il 5 luglio Diego arrivò al San Paolo
in jeans e t-shirt azzurra, fece 6 palleggi e la folla lo amò
subito. In tutto questo c’era anche la
possibilità che l’affare sfumasse. L’entorauge
blaugrana, più di una volta sconsigliava l’acquisto del
Pibe, accusandolo di avere vizi non proprio da calciatore. Misfatti che
noi scoprimmo negli anni a venire, Juliano stava per chiudere con il
messicano Hugo Sanchez, stella del Real Madrid, alla fine Ferlaino
ragionò con il cuore e portò Diego a Napoli. La sua prima stagione fu un quasi
fallimento. L’anno dopo con gli acquisti di
Francini, Garella, Renica, Giordano e il giovane Ciro Ferrara, il Napoli
fece un campionato più che soddisfacente arrivando terzo in
classifica alle spalle di Juve e Roma (qualche analogia con il
campionato appena concluso c’è). Intanto Diego nel 1986 con la sua
Argentina si laurea campione del mondo, mettendo in campo tutto il suo
genio calcistico, mandò dei messaggi chiari al Napoli "voglio lo
scudetto".
In panchina siede Ottavio
Bianchi ed arriva il primo scudetto e la conseguente partecipazione
alla Coppa Campioni. Sfortunato il Napoli che pesca il super corazzato Real Madrid: 2-0 all’andata per i madrileni, 1-1
al ritorno in una bolgia napoletana. Il secondo scudetto sfuma in favore del
MIlan, in un mai chiaro (ancora oggi) finale di campionato che si concluse con la "rivolta" di un gruppo di
giocatori che a fine campionato vanno tutti via. Nel 1989 il Napoli alza al cielo la sua
prima Coppa UEFA. Una cavalcata straordinaria...ma al tempo stesso, iniziano i
primi litigi tra Maradona e Ferlaino. L’argentino vuole andare
via, vuole tirarsi fuori dai numerosi problemi extra calcistici. Ferlaino
gli strappa una promessa: secondo scudetto e poi è libero di andare via. In Italia, nel mentre, si svolgono i
Campionati del Mondo. Ai quarti di finale si fronteggiano al
San Paolo di Napoli: Italia e Argentina. I tifosi non sanno chi sostenere, alla fine vince Diego. Italia eliminata e Argentina che vola
in finale a Roma contro la Germania. Quella sera si capì che in
Italia Diego aveva fatto il suo tempo, un rigore dubbio alla
Germania, uno stadio intero che fischiava solo il Pibe...l’inizio
della caduta.
Arrivò il secondo scudetto per il
Napoli, più la vittoria della Supercoppa Italiana contro la
Juventus. Un perentorio 5-1 quindi Diego ricordò a Ferlaino della promessa fatta ma quest’ultimo
non la rispettò. Iniziò il declino del Re. Una
telefonata dai piani alti del calcio, fece arrivare gli ispettori
per controlli antidoping al termine di Napoli-Bari. Diego fu trovato
positivo alla cocaina, squalificato. Napoli perse il suo idolo, ma l’amore nei suoi confronti rimase intatto e ancora oggi lo è. Così come si vede ogni
volta che il RE torna a Napoli, ogni volta sembra quel lontano 30
giugno 1984.
di Francesco Ricciuto
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