30 Giugno 1984: Maradona scrive la storia di Napoli:NapoliMania

martedì 1 luglio 2014

30 Giugno 1984: Maradona scrive la storia di Napoli

"Buonasera Napolitani"...Così si presentò Diego Armando Maradona in un San Paolo gremito all’inverosimile. Mille lire a biglietto, in meno di mezz’ora lo stadio si riempì. Settantamila persone che amavano già chi avrebbe cambiato la storia del Napoli. Non fu una trattativa semplice. Cinquanta giorni esatti durò il braccio di ferro tra il Barcellona, Antonio Juliano e Corrado Ferlaino. Quasi due mesi di riunioni tra Barcellona e la sede del Napoli. Protagonista Juliano, l’ex sempre amato capitano del ciuccio, mentre Ferlaino si spostava tra la sede del Banco di Napoli e Palazzo San Giacomo per chiedere le garanzie da offrire al club catalano. Tredici miliardi (di lire), cifra altissima a quei tempi per un calciatore. Alla fine il Barça si convinse e con un blitz di Ferlaino si riuscì a tesserare Diego. Si, perché la campagna acquisti terminava a mezzanotte del 30 giugno, Ferlaino andò nelle sedi del calciomercato, consegnò una busta vuota all’interno ma fuori aveva scritto "Contratto di Diego Armando Maradona" mettendosi d’accordo con il portiere che l’indomani mattina ritornava e consegnava la reale busta con il contratto firmato da tutte le parti in causa.

Il 5 luglio Diego arrivò al San Paolo in jeans e t-shirt azzurra, fece 6 palleggi e la folla lo amò subito. In tutto questo c’era anche la possibilità che l’affare sfumasse. L’entorauge blaugrana, più di una volta sconsigliava l’acquisto del Pibe, accusandolo di avere vizi non proprio da calciatore. Misfatti che noi scoprimmo negli anni a venire, Juliano stava per chiudere con il messicano Hugo Sanchez, stella del Real Madrid, alla fine Ferlaino ragionò con il cuore e portò Diego a Napoli. La sua prima stagione fu un quasi fallimento. L’anno dopo con gli acquisti di Francini, Garella, Renica, Giordano e il giovane Ciro Ferrara, il Napoli fece un campionato più che soddisfacente arrivando terzo in classifica alle spalle di Juve e Roma (qualche analogia con il campionato appena concluso c’è). Intanto Diego nel 1986 con la sua Argentina si laurea campione del mondo, mettendo in campo tutto il suo genio calcistico, mandò dei messaggi chiari al Napoli "voglio lo scudetto".

In panchina siede Ottavio Bianchi ed arriva il primo scudetto e la conseguente partecipazione alla Coppa Campioni. Sfortunato il Napoli che pesca il super corazzato Real Madrid: 2-0 all’andata per i madrileni, 1-1 al ritorno in una bolgia napoletana. Il secondo scudetto sfuma in favore del MIlan, in un mai chiaro (ancora oggi) finale di campionato che si concluse con la "rivolta" di un gruppo di giocatori che a fine campionato vanno tutti via. Nel 1989 il Napoli alza al cielo la sua prima Coppa UEFA. Una cavalcata straordinaria...ma al tempo stesso, iniziano i primi litigi tra Maradona e Ferlaino. L’argentino vuole andare via, vuole tirarsi fuori dai numerosi problemi extra calcistici. Ferlaino gli strappa una promessa: secondo scudetto e poi è libero di andare via. In Italia, nel mentre, si svolgono i Campionati del Mondo. Ai quarti di finale si fronteggiano al San Paolo di Napoli: Italia e Argentina. I tifosi non sanno chi sostenere, alla fine vince Diego. Italia eliminata e Argentina che vola in finale a Roma contro la Germania. Quella sera si capì che in Italia Diego aveva fatto il suo tempo, un rigore dubbio alla Germania, uno stadio intero che fischiava solo il Pibe...l’inizio della caduta.

Arrivò il secondo scudetto per il Napoli, più la vittoria della Supercoppa Italiana contro la Juventus. Un perentorio 5-1 quindi Diego ricordò a Ferlaino della promessa fatta ma quest’ultimo non la rispettò. Iniziò il declino del Re. Una telefonata dai piani alti del calcio, fece arrivare gli ispettori per controlli antidoping al termine di Napoli-Bari. Diego fu trovato positivo alla cocaina, squalificato. Napoli perse il suo idolo, ma l’amore nei suoi confronti rimase intatto e ancora oggi lo è. Così come si vede ogni volta che il RE torna a Napoli, ogni volta sembra quel lontano 30 giugno 1984.

di Francesco Ricciuto

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