Ciro Esposito, improvvisamente l'Italia s'accorge della sua tragedia:NapoliMania

giovedì 26 giugno 2014

Ciro Esposito, improvvisamente l'Italia s'accorge della sua tragedia

E' questo il tempo della rabbia. Dello sdegno. Dell'indignazione. Ora che l'irreparabile è accaduto, improvvisamente, viene fuori tutto il marcio che c'è nel calcio italiano. O meglio torna a venire fuori. Per 52 giorni Ciro e la sua famiglia hanno trovato il "conforto" soltanto di Napoli e dei suoi cittadini. A livello istituzionale però non c'è stata una sola persona che si sia fatta vedere dalle parti del Policnico Gemelli. Quando qualcuno si è interessato al tifoso azzurro è stato per mettergli due poliziotti fuori la camera d'ospedale e comunicargli che si trovava in stato di arresto per rissa (mentre entrava ed usciva in continuazione dalla sala operatoria). Lui. La vittima. Mentre per l'altro, quel bravo signore che adesso è stato trasferito a Viterbo per ragioni di SICUREZZA, massima cautela. Non ci sono prove schiaccianti per incriminarlo. Per quanto tempo abbiamo dovuto sentire questa frase mentre la città di Napoli e lo stesso Ciro venivano sottoposti ad una gogna mediatica vergognosa?  

Il problema era Genny con la sua maglietta, la camorra che manovra la tifoseria organizzata del Napoli. Curve chiuse per due turni e quando poi dopo una settimana dalla curva romanista venivano esposti striscioni in favore dell'ASSASSINO..."basta una giornata di squalifica". Una stagione intera, quasi in ogni partita, ci siamo dovuti sentire "Vesuvio lavali col fuoco", abbiamo dovuto leggere striscioni "Sarà un piacere quando il Vesuvio farà il suo dovere" per citarne alcuni. Ed abbiamo sempre sopportato in silenzio. Ci siamo stretti l'un l'altro ed abbiamo continuato a tifare per i nostri colori ignorando atteggiamenti provocatori. Mentre le Istituzioni Sportive e quelle Politiche restavano a guardare. A non prendere provvedimenti. A fare finta di punire i colpevoli ma sempre pronti a rincarare la dose quando qualcosa succedeva al San Paolo.

Adesso che Ciro purtroppo non c'è più è tornata a salire la tensione. Paura per eventuali "spedizioni punitive" nei confronti di De Santis. Il che è anche comprensibile. Non giustificabile ma comprensibile. Lo Stato, i mass media, l'opinione pubblica in generale si sono resi conto "improvvisamente" che qualcosa di grave è accaduto. Ecco. La famiglia Esposito questo dramma lo ha vissuto per 52 giorni e con loro, per quanto possibile, anche noi napoletani. Tutti. Non ce ne siamo mai dimenticati. Nemmeno quando è iniziato il mondiale e quindi non c'era più "spazio" da dedicargli. No. Il pensiero a Ciro Esposito lo abbiamo sempre avuto. Ora è il momento del dolore. E della rabbia anche. Perchè Ciro è una vittima dello Stato Italiano. Del Prefetto di Roma. Dell'incapacità delle Istituzioni. Dell'odio e del razzismo che da tempo ormai, e questa stagione calcistica ancora di più, i napoletani si portano dietro senza che nessuno sia mai intervenuto seriamente. Ciro è vittima di un sistema malato. Sistema "sportivo" ed "istituzionale".

Quindi più che preoccuparvi di spedizioni punitive nei confronti di De Santis e dei suoi compari (che non a caso non ho citato nemmeno tra i colpevoli della morte di Ciro), sarebbe il caso di preoccuparsi di questi altri problemi. E magari risolverli una volta per tutte. Con soluzioni drastiche se è necessario. Ad ogni modo bisogna cambiare in qualsiasi modo questo stato di cose. E per quanto la rabbia vi assicuro non ci manca, è molto più forte il dolore per la scomparsa di un innocente. Di un ragazzo perbene, un tifoso. Un giovane di 30 anni morto per essere andato a vedere una partita di calcio. Morto perchè il sistema calcio ha più potere (economico e decisionale) dello Stato Italiano e quindi piuttosto che fermare i campionati (con conseguente perdita economica di tutto ciò che vi ruota attorno) si preferisce sminuire comportamenti che da anni hanno depauperato lo "sport". E questo non fa altro che aumentare il nostro dolore per la scomparsa prematura di Ciro. Non fa altro che uccidere lo sport e salvaguardare gli interessi economici.

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