Rabbia
e delusione s’impadroniscono dell’anima dei tifosi del Napoli, ennesima e ultima
occasione da non buttare via per prenderci quel terzo posto che ridarebbe
fiducia a tutto l’ambiente e, perché no, per mettere da parte un campionato
fatto più di occasioni perse che di fatti concreti.
Lo
stadio è pieno come sempre succede nelle grandi occasioni, i tifosi napoletani
non fanno mai mancare il proprio sostegno e non hanno nemmeno bisogno di
proclami che l’invitino a sostenere la squadra, è nel DNA amare la maglia
azzurra. Benitez , in partenza stamattina verso Madrid sponda Real, schiera la
sua squadra nel modulo a lui tanto amato 4-2-3-1 inserendo, fin dal primo
minuto Hamsik davanti a Lopez e Inler,con Andujar in porta,in difesa Albiol,
Koulybali e Ghoulam e in attacco Mertens, Callejon e Higuain. La Lazio di Pioli
reduce dalla sconfitta nel derby cambia modulo, cambia gioco mettendo da parte
lo stesso schema del Napoli e adotta un 3-4-3 che si trasforma all’occorrenza
in 5-4-1. Non stiamo dando i numeri ma questo fa capire che l’integralismo nel
calcio non porta risultati, bisogna essere camaleontici, cambiare pelle ogni
volta che il momento lo richiede,ma Benitez non ha mai voluto seguire questa
linea, dritto per la sua strada, dritto fino al..quinto posto della sua
squadra. Basti ricordare che, quando è arrivato, il Napoli era secondo in
classifica qualificato in Champions. Ce ne dobbiamo fare una ragione. Il Napoli
inizia la sua ragnatela fatta di passaggi per stanare la Lazio dalla sua metà
campo ma, a dire la verità, i romani hanno giocato a viso aperto, pur avendo
due risultati su tre a loro favore. Il Napoli gioca al limite del fuorigioco e
gli riesce bene quando Higuain mette Callejon da solo davanti a Marchetti:
corsa dello spagnolo, occhiata al segnalinee per capire se fosse in fuorigioco
e rasoterra alle spalle del numero uno laziale che, solo per pochi centimetri,
esce sul fondo. Sembra mettersi tutto a favore degli azzurri con un’altra
occasione ghiotta per Higuain che,con un tiro a giro angolato,impegna Marchetti
che para in due tempi ma Hamsik non fa
in tempo ad intervenire. Tutto qua: solo due azioni nel primo tempo, troppo
poco, anche perché di fronte c’è la squadra più in forma del campionato. E come
sempre succede al gol sbagliato c’è sempre il gol subito, anzi i gol: al 33’ di
gioco Lulic manovra sulla fascia, scarica a Candreva che serve Parolo. Tiro non
irresistibile, tutt’altro, ma la deviazione di Inler con la schiena inganna
Andujar ben posizionato che,invece di bloccare il pallone, sfoggia un inutile
volo plastico che non fa altro che accompagnare la palla in rete. Gelo allo
stadio. Solito errore difensivo napoletano, non tanto sul tiro, ma su chi è
arrivato alla conclusione che ha avuto tutto il tempo per prendere la mira e
tirare indisturbato. Nessuna reazione da parte del Napoli, continua la sua
lenta agonia di gioco, si riversa in avanti in cerca del pareggio e al 46’ ,sempre
Lulic mette in condizioni Candreva di farsi 40 metri palla al piede, con un passaggio
taglia in due la difesa del Napoli e segna lo 0-2 alla fine del primo tempo. Due
gol,per quanto visto in campo, dura da recuperare. Nella ripresa succede quello
che non ti aspetti da Benitez: per la prima volta in campionato fa due cose
inusuali per lui: effettua un cambio dopo solo 8’ (Gabbiadini per un sempre
inutile e deludente Inler) e cambia il suo gioco in un 4-2-4,con Hamsik che scala davanti alla difesa. Follia? Può
darsi , ma cambia tutto in un amen, lo stadio si accende, diventa una bolgia
che non si vedeva dai tempi della sfida in Champions con il Manchester City. Iniziano
venti minuti di fuoco, come abbiamo sempre sognato, venti minuti dove si è
visto il Napoli del primo anno di Benitez. Hamisk pressa Parolo e serve
Callejon che mette in mezzo per El Pipita che accorcia le distanze e segna l’
1-2. Ci sono ancora 35 minuti da giocare, a Napoli tutto è possibile. Infatti
al 19’ un’ azione sulla fascia di Mertens che serve Higuain in area, permette
all’argentino di liberarsi del suo marcatore in un fazzoletto di
spazio,segnando e il pareggio. Tifo alle stelle, bolgia infernale, il Napoli è
tornato in partita, quel Napoli che giocando in questo modo può affrontare
chiunque. Gli azzurri non si fermano, si ritrovano anche in superiorità
numerica per l’espulsione di Parolo,e al 30’ Maggio salta Lulic in area e viene
atterrato: rigore, il sorpasso è quasi cosa fatta, sul dischetto va Higuain e,
per un attimo, c’è il silenzio allo stadio, perché l’argentino viene da 4
penalty sbagliati. Il silenzio dura poco, il popolo azzurro chiama ad alta voce
il nome di Pipita,prende la rincorsa…pallone alto sopra la traversa.
Impossibile! Non si può, non può accadere sempre che l’attaccante principe
sbagli il tiro decisivo per l’ennesima volta e la domanda viene spontanea:
proveranno i calci di rigori in allenamento? Se sì chi usano in porta, Rafael?
Si spegne il Napoli, è visibile che non hanno più grinta e fiducia, mettiamoci
anche l’ennesima stupidata di Ghoulam già ammonito che si fa cacciare fuori per
un piede a martello, e la frittata è fatta. La Lazio, ripresasi dallo spavento,
si riorganizza e in 4 minuti realizza altri due gol con Onaze e Klose chiudendo
il discorso Champions. Amaro in bocca misto alla rabbia: ci sarebbero tante
cose da buttare sul tavolo di De Laurentiis complice, con il suo mister di
quest’annata balorda; va bene la Coppa Italia e la Super Coppa, non bisogna mai
dimenticarli questi trofei, ma, come i loro tesserati che amano solo la
Champions, anche noi tifosi vogliamo il calcio che conta, anche noi vogliamo
giocare nella massima competizione europea per club. Dimenticano un po’ tutti
che noi sappiamo cosa significa vincere, un paio di scudetti li abbiamo visti,e
con una squadra che aveva una difesa ridicola ( a parere degli esperti),con
Aronica, Grava e Cannavaro siamo arrivati secondi in campionato e qualificati
in Champions. Voltiamo pagina, ancora una volta, per quello che poteva essere e
non è, e sentita la conferenza del numero uno azzurro, saremo sempre la squadra
che cerca di fare bene con quello che passa il convento. Sperando che non si
debbano ascoltare più discorsi sulla Cantera, sullo stadio, sul business plan,
se lo tenessero per loro, ai tifosi interessa il campo, vedere giocatori che
amano la maglia a prescindere da quale competizione si giochi. Il resto sono
chiacchiere..
Francesco Ricciuto